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Orvieto

Orvieto, Velzna, Volsinii….Urbs Vetus.

Città inscindibile dalla sua rupe tufacea creata dall’attività vulcanica del vicino Lazio. Roccaforte naturale imprendibile, nella valle del fiume Paglia che, a poca distanza, si getta nel Tevere, antichi assi su cui si mossero genti e merci per millenni.

La Rupe, gigante di pietra, si erge tra le colline, un paesaggio modellato dall’uomo nel quale si coltivano prevalentemente viti ed ulivi. La città etrusca, caput Etruriae, fiorentissima a partire dal VI secolo a.C., per i Greci meritava il nome di Oinarea, “dove scorre il vino”, a testimonianza della feracità del suo suolo.

Da sempre snodo di comunicazione con tutte le altre città etrusche, la rete delle strade che la collegano al territorio lambiscono l’area di uno dei più importanti santuari etruschi: il Fanum Voltumnae. A poca distanza i bui corridoi delle tombe delle famiglie Vercnas e Leinie guardano la città, con le loro spettacolari pareti dipinte, che illustrano una cucina etrusca con i servi che macellano animali, preparano vivande, cuociono pani al suono della musica.

Suoni e sapori che si amplificano nel Medioevo, quando la città divenne un potente comune che dominava un territorio vasto e ricco. La Rupe fu occupata da nuovi edifici: palazzi pubblici e privati, torri, chiese e conventi e nel 1290 fu posta la prima pietra della nuova Cattedrale che ancor oggi custodisce il lino del miracolo di Bolsena. La Rupe, nelle sue viscere, conserva un gioiello architettonico prodotto dal genio dell’ingegneria cinquecentesca: il Pozzo di San Patrizio. Tufo ed acqua, cibo e vino, legati dalla storia in un intreccio indissolubile.